Fioristi a San Pietro Clarenza (CT)
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DA L'ARTE DEI FIORI DI TIZIANA LEOTTA
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Flower box
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Le nostre piante
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Anthurium
Non perdere l'occasione
L'Anthurium è una pianta coloratissima che richiede limitate cure: le sue poche ma inflessibili richieste riguardano la luce, la temperatura e l'acqua.L'Anthurium è una pianta originaria delle regioni tropicali dove il clima è perennemente umido e molto caldo. Per il suo benessere in casa bisogna cercare di ricreare questo tipo di habitat, soprattutto durante l'inverno quando l'impianto di riscaldamento è attivo e l'aria può diventare molto asciutta anche per le persone. In questo caso si può aumentare l'umidità ambientale vaporizzando frequentemente la chioma dell'Anthurium con acqua demineralizzata, operazione da evitare durante la fioritura. In estate va annaffiato abbondantemente, ma senza esagerazioni, l'importante è che la terra nel vaso non resti mai asciutta. Un buon trucco è quello di collocare nel sottovaso dell'argilla espansa oppure del ghiaino, in questo modo le radici non saranno mai a diretto contatto con l'acqua ma questa sarà sempre a disposizione della pianta, anche semplicemente come vapore acqueo. A protezione delle radici si può anche utilizzare del muschio da mantenere costantemente leggermente umido.Per le annaffiature è ideale utilizzare l'acqua piovana, mentre spolverare le foglie con uno straccio umido consentirà loro di respirare meglio.Come curare l'Anthurium: Mantenere l'Anthurium tra i 16 e i 18°C e assicurarle la giusta dose di umidità è una delle poche cure che questa pianta richiede. E' sensibile al freddo e, in particolare alle correnti d'aria: in estate quindi ben venga la vita all'aperto ma, in autunno, quando gli sbalzi di temperatura cominciano ad essere bruschi, è bene ripararlo. La temperatura, da ottobre fino a primavera inoltrata, non deve disturbare il riposo vegetativo, attestandosi intorno ai 13°C: si evitano così successive fioriture rade e stentate. Ogni due anni e mezzo o tre L'Anthurium potrebbe richiedere un vaso più grande, almeno quando le radici fuoriescono dai fori sottostanti al vaso. In questo caso è bene procedere al travaso, preferibilmente a fine inverno, e si può utilizzare lo stesso terriccio delle orchidee, morbido e poroso e con ph ideale. I fiori potrebbero necessitare di un tutore, poiché il peso tende a ripiegare lo stelo. E' una pianta erbacea, quindi non si pota, ma è meglio eliminare le foglie secche e ingiallite. Infine, per ottenere nuove piantine basta semplicemente suddividere il cespo al momento del rinvaso prestando attenzione che ad ogni germoglio corrisponda almeno un gruppo di radici.
Areca
Subito disponibili
L'Areca è una palma originaria delle Filippine e della Malesia, coltivata in gran parte delle zone caldo-umide dell'Asia e dell'Africa, che in vaso raggiunge raramente i due metri. Ha tronco rigato e lunghe foglie appuntite verde scuro brillante, divise in foglie lanceolate, talvolta con picciolo giallastro. In natura produce grandi fiori bianchi, e frutti tondeggianti riuniti in pannocchie, chiamati noci di betel, che nei paesi di origine vengono solitamente masticati. Difficilmente l'areca fiorisce in vaso, ma può capitare se le condizioni di coltivazione sono molto favorevoli. In appartamento spesso si coltiva anche la specie Chrysalidocarpus lutescens, con foglie molto decorative, più frondose di quelle dell'Areca catecu. L’areca catechu è una palma che, negli ultimi anni, si è molto diffusa come pianta d’appartamento. Cresce infatti molto bene negli ambienti dove vi siano temperature piuttosto alte e costanti; inoltre la sua forma slanciata ed elegante, il bel tronco e le foglie luminose si sposano bene con ogni tipo di arredamento e stile. La coltura permanente all’esterno è impraticabile in tutta la nostra penisola, ma è possibile spostarla in giardino o sul terrazzo da metà primavera. È anche un ottimo soggetto per verande ben esposte e riscaldate, oltre che per le serre temperate.Il genere Areca appartiene alla famiglia delle Arecaceae e comprende una sessantina di specie, anche se solamente alcune si possono trovare in coltivazione. La più conosciuta e diffusa è senz’altro l’Areca catechu, nota anche col nome di Palma di Betel, originaria dello Sri Lanka e della Malesia, ma diffusa ovunque vi siano le condizioni per la sua coltivazione (in particolare in tutto il Suud-est asiatico). In piena terra riesce a raggiungere i 25 metri di altezza per circa 3 di larghezza: da noi raramente supera i 2 metri. È formata da un unico “tronco”, fine e con diversi anelli (da questo il soprannome di “palma bambù”). Le parti giovani sono di un bel verde vivo e diventano grigiastre col tempo. Le foglie sono molto ampie, lucide, verde medio, con margine intero. Si tratta di una specie monoica: ciò significa che i fiori maschili e femminili sono sulla stessa infiorescenza, ma separati, in cima al ciuffo di foglie. Formano delle pannocchie molto fitte e sono apprezzabili per colore giallo chiaro e il profumo che spandono abbondantemente nell’aria. Bisogna però precisare che noi raramente si riesce ad ottenerne la fioritura: in ogni caso bisogna attendere molti anni e crescere l’esemplare in condizioni ideali. Dai fiori si sviluppano poi i frutti: bacche ovali arancioni a maturità, di circa 6 cm di diametro. Nei paesi d’origine vengono fatti a fette, avvolte in foglie con calce e varie spezie e poi masticate a lungo: sono apprezzate dall’antichità per il loro contenuto di alcaloidi stimolanti e per gli effetti digestivi.L’esposizione deve essere sempre estremamente luminosa, ma evitando il sole diretto, specialmente durante i mesi caldi. Il consiglio è di posizionare il vaso nei pressi di una finestra esposta a Sud o ad Ovest, dove la luce sia intensa per molte ore al giorno. Da maggio in avanti, specialmente al pomeriggio, possiamo schermarla con delle tende di colore chiaro. E' bene scegliere quindi un posto non distante da una finestra. Questa pianta come la varietà Chrysalidocarpus lutescens teme il freddo, poiché la temperatura ideale di crescita si aggira intorno ai 20-25 gradi, quindi va tenuta all'interno in inverno e si consiglia di ombreggiarla nei periodi più caldi dell'anno. E' spesso coltivata come pianta da appartamento proprio perchè l'areca catechu ha bisogno di temperature miti e gli sbalzi di temperatura possono provocare problemi anche gravi a questo genere di piante. E' consigliabile, comunque, provvedere a fornire un corretto ricambio d'aria, visto che queste piante amano l'aria, sempre con l'attenzione di non creare delle correnti che possano nuocere agli esemplari.
Annaffiature e Irrigazione Arecapianta areca
La Chrysalidocarpus lutescens e, in generale tutte le varietà di questa pianta, necessitano di una buona dose di acqua, il terreno va tenuto costantemente umido; è preferibile vaporizzare con acqua distillata le fronde, sia nei periodi più caldi dell'anno, sia in inverno se la pianta è posta vicino ad un termosifone. Va controllato che non si formino ristagni d'acqua e il terreno non sia troppo inzuppato. Da aprile a settembre è opportuno aggiungere del concime per piante verdi all'acqua delle annaffiature, almeno ogni 15-20 giorni. L’areca vuole un terreno sempre fresco: le irrigazioni devono quindi essere frequenti, specialmente nei periodi di forte calore. Bisogna però evitare assolutamente i ristagni idrici, causa frequente di marciumi radicali o della parte bassa del tronco. Quando somministriamo acqua controlliamo che scorra abbondantemente nei fori di scolo e evitiamo assolutamente l’uso di sottovasi come riserva di liquidi. Per evitare l’insorgenza di fisiopatie utilizziamo il più possibile acqua demineralizzata o piovana.
Spathiphyllum
Unici e originali
Lo spatifillo è una pianta da interno molto utilizzata negli appartamenti perché facile da coltivare. Esistono molte varietà di spatifillo, su tutte spiccano lo Spathiphyllum blandum, dalle foglie coniche e il fiore verde chiaro, lo Spathiphyllum cannaefolium, la cui infiorescenza porta un “petalo” (la spata) che ha una faccia verde e una bianca, lo Spathiphyllum x Mauna Loa con i suoi 15 cm di fiore e lo Spathiphyllum wallisi, il più comune nelle nostre case, con infiorescenza gialla o bianco crema (lo spadice) inserita al centro di una spata bianca e concava.Lo spatifillo richiede condizioni climatiche simili a quelle della sua zona d’origine, in primis la temperatura, da mantenere sempre sopra i 15 °C anche d’inverno; eccezion fatta per lo spatifillo “x Mauna Loa”, questa specie tollera meno il freddo e per non soffrire dovrà contare sempre su temperature superiori ai 17 °C.
Lo spatifillo ama la luce, specie durante il periodo di fioritura, ma non sopporta le esposizioni in pieno sole. Scegliete per lei una posizione luminosa, magari davanti a una finestra non esposta a sud.
Anche l’irrigazione è un aspetto molto importante: per avere piante sane e belle, il terreno non dovrà mai seccarsi. Dovrete bagnare in abbondanza durante i periodi più caldi dell’anno mentre in inverno e in autunno le annaffiature possono essere meno frequenti.
Un aspetto da non sottovalutare è l’umidità dell’aria, da mantenere sempre elevata. È possibile creare un ambiente umido nebulizzando frequentemente la chioma o mantenendo sempre un po’ di acqua in un sottovaso riempito di argilla espansa così che le radici non si bagnino (questa tecnica è valida anche per le orchidee).
Coltivare le piante di Spathiphyllum è semplice ma per avere fiori per gran parte dell’anno è opportuno assicurargli qualche cura in più.
Ricordate di travasarlo ad ogni primavera, spostando la pianta in un vaso sempre un po’ più grande del precedente, fino ad utilizzare un contenitore di 20 cm di diametro, questo sarà la sua dimora definitiva.
Anche le temperature giocano un ruolo importante, mantenere una temperatura attorno ai 18-20 °C permette di far fiorire lo spatifillo per gran parte dell’anno.
Senza ombra di dubbio anche la concimazione dello spatifillo svolge un ruolo importantissimo: solo con una dotazione adeguata di nutrienti lo spatifillo potrà mostrarsi in tutto il suo splendore. Adottate un concime per piante d’appartamento capace di apportare al suolo tutti i nutrienti necessari alla pianta.
Pothos bastone
Non perdere l'occasione
Pianta rampicante ( o ricadente ) molto decorativa e resistente che tollera bene la mancanza di luce e di acqua.
Cresce con rapidità ed è perfetta da far rampicare su un tutore di muschio.
Il potos appartiene alla famiglia delle Aracee e il genere comprende circa 50 specie originarie dell’Asia, dell’Australia, delle isole del Pacifico e del Madagascar.
E’ una pianta rampicante con tralci samentosi, talvolta legnosi, e con foglie a forma di cuore, consistenti e lucenti, di colore verde vivo con macchie e variegature bianche o dorate. La luce intensifica il colore variegato, verde e giallo ocra.
Luce
Ha bisogno di luce, ma mai diretta.
Anche per la coltivazione in terreno, la pianta va tenuta in ambiente luminoso e abbastanza umido.
Riesce a sopravvivere in ambienti non molto luminosi, sebbene le foglie diventino di colore verde scuro.
Acqua
Annaffiare con moderazione, anche in estate; bastano due, massimo tre, annaffiature alla settimana. In inverno annaffiare poco; lasciare seccare i due terzi superiori del substrato prima di tornare ad annaffiare.
In generale il terriccio va conservato umido con annaffiature regolari. Ma come regola generale, è meglio che rimanga un pò secca pittosto che la terra abbia dei ristagni.
Un buon modo per innaffiare è per immersione del vaso.
In generale ama anche nebulizzazioni delle foglie per aumentare l’umidità.
E’ molto importante effettuare irrorazioni al fogliame e allo sfagno che ricopre il bastone di sostegno. Questo permette alle radici aeree di assorbire l’acqua più rapidamente.
Temperatura
Non tollera la temperatura sotto i 10 °C. Preferisce passare l’estate all’esterno.
Il pothos è essenzialmente una pianta di origine tropicale, per ottenere i migliori risultati è bene cercare di riprodurre nelle nostre case il più fedelmente possibile quelle condizioni climatiche. In linea generale bisognerà farlo crescere in un ambiente caldo, con pochi sbalzi termici, e con un buon tasso di umidità.
Zamioculcas
Subito disponibili
La zamioculcas o zamia è una delle migliori piante da appartamento che possiamo coltivare fra le mura domestiche, bella come ornamentale e dotata di foglie bellissime.La zamioculcas è una pianta tropicale molto apprezzata per la sua facilità di coltivazione e per la sua resistenza a parassiti e malattie. La pianta si mostra resistente anche in condizioni difficili, quali, ad esempio, scarsa luce o disponibilità idrica limitata. Per crescere e completare il suo sviluppo, però, la zamioculcas può richiedere anche moltissimo tempo. Pianta succulenta sempreverde originaria della Tanzania è costituita da cespi di grossi fusti carnosi, eretti, lungo cui crescono foglie simili a scaglie, cuoiose, dall'aspetto lucido e ceroso. Ha crescita abbastanza lenta e tende a produrre numerosi polloni basali; in tutto l'arco dell'anno produce infiorescenze simili a calle, di colore giallo-marrone, soltanto se la pianta è coltivata in maniera ottimale. Viene molto utilizzata come pianta da appartamento perché sopporta qualsiasi condizione di coltivazione. La zamioculcas raggiunge 2-3 metri di altezza e 3 metri di larghezza. In realtà, la pianta, specie se coltivata in appartamento e per fini ornamentali, non raggiunge mai queste altezze. La sua crescita, infatti, come già detto, è molto lenta, e in condizioni normali non si riescono ad avere esemplari più alti di sessanta o settanta centimetri. Il nome botanico della pianta è Zamioculcas zamiifolia, unica specie appartenente all’omonimo genere Zamioculcas e alla famiglia delle Araceae. La zamioculcas è una pianta perenne sempreverde di origine tropicale e annoverata nel genere delle piante succulente, cioè grasse. A giudicare dal suo aspetto molto raffinato e delicato, sembra strano che la pianta appartenga alle succulente, spesso molto più rustiche e con un fogliame meno appariscente. Per la bellezza e brillantezza delle sue foglie, la zamioculcas viene anche definita la “ gemma della Tanzania”. Trattamento Zamioculcas
Esposizione: preferisce posizioni molto luminose, ma preferibilmente lontane dai raggi diretti del sole. In primavera può essere tenuta all'aperto, in un luogo semiombreggiato; all'arrivo dell'autunno va ritirata in casa, in modo da ripararla dal freddo. In inverno posizionarla vicino ad una finestra o comunque in luogo luminoso. Questa pianta si adatta però molto bene a tutte le condizioni di illuminazione, non presentando particolari problemi. Annaffiature: annaffiare regolarmente ogni 7-10 giorni, senza eccedere per non provocare dannosi ristagni idrici. Da marzo a ottobre fornire un concime per piante succulente ogni 15-20 giorni, sciolto nell'acqua delle annaffiature.Terreno: si adatta senza problema a qualsiasi problema, preferendo i suoli molto soffici e ben drenati; si può coltivare in un buon terriccio per piante grasse. Moltiplicazione: può avvenire per seme, anche se sono di difficile reperimento; solitamente le zamie si propagano per talea di foglia: le foglie vanno prelevate in autunno e interrate in posizione eretta in un composto costituito da torba e sabbia in parti uguali; solitamente la parte aerea secca completamente, mentre nel terreno si sviluppa una radice carnosa che darà vita alla nuova pianta la primavera successiva. Parassiti e malattie: teme il marciume radicale e la cocciniglia.La zamioculcas è una pianta ornamentale per interni caratterizzata da tipiche foglie pennate composte, a loro volta, da piccole foglioline lanceolate, carnose, lucide e di colore verde scuro. La base della pianta è caratterizzata da vistosi rizomi ( propagazioni radicali) che maturano sotto il terreno e che danno vita a talee da cui poi si possono far propagare nuove piantine. I fiori si sviluppano alla base e sono simili a degli spadici di colore giallo-marrone senza alcuna valenza ornamentale. I fiori della pianta sono infatti poco appariscenti e compaiono da metà estate all’inizio dell’autunno.La zamioculcas cresce in quasi ogni tipo di terreno L’ideale però sarebbe un terreno leggero e con un grado di acidità o pH pari a 6. Per non sbagliare, si possono scegliere i terricci specifici per piante grasse. Questi terricci si trovano presso qualsiasi negozio di giardinaggio. La pianta cresce anche in terricci composti da una miscela di torba, terra e sabbia, che poi sarebbe proprio la miscela ideale per le piante grasse.
Esposizione e temperaturazamia
La pianta ama le esposizioni alla luce, ma non al sole diretto. All’interno bisogna quindi collocarla in uno spazio ben illuminato, ma senza il contatto diretto con i raggi del sole. Questi ultimi, infatti, finiscono per bruciare il fogliame della pianta. La zamioculcas resiste comunque anche a una bassa esposizione luminosa senza accusare danni o malattie. La luce, però, consente di migliorare e di velocizzare le possibilità di crescita della pianta. La zamioculcas, inoltre, può essere tenuta all’aperto finché la temperatura non scende al di sotto dei 15 ° C . Per velocizzare la crescita della pianta, la temperatura ideale deve essere compresa tra 18 ° C e 26 ° C. Temperature ancora più elevate danno un aumento della produzione fogliare.
Irrigazione Zamioculcas
Per svilupparsi in maniera sana, la zamioculcas ha bisogno che il terriccio venga mantenuto costantemente umido, ma non inzuppato. Le irrigazioni devono dunque essere sufficienti a mantenere una costante umidità del terreno. L’acqua non deve mai essere somministrata in eccesso, perché i ristagni causano la rottura e il danneggiamento dei rizomi. Al contrario, un terreno troppo asciutto rischia di causare la caduta delle foglie e di trasformare la pianta in una specie decidua. Quindi, durante le stagioni fredde, se la pianta è all’esterno, conviene non irrigare, in estate, invece, conviene irrigare fino a quando il terreno non appare umido. All’interno, la pianta va irrigata solo quando il terriccio appare completamente asciutto.La zamioculcas trae enormi benefici da una concimazione mensile durante la primavera e l'estate. Per questa operazione va usato un concime liquido bilanciato e ricco di macro e microelementi. Mescolare la soluzione secondo le indicazioni riportate sull'etichetta e distribuire con l’acqua di irrigazione. La distribuzione del concime liquido va fatta solo in corrispondenza del terriccio, per inumidirlo e per impedire che il fertilizzante danneggi le radici o che, entrando a contatto con le foglie, finisca per bruciarle.
Guzmania
Unici e originali
La Guzmania è una pianta che ammalia soprattutto per il suo fogliame e per la sua fioritura. Utile da tenere in casa perché pulisce l’aria da inquinanti.
Caratteristiche generali
La Guzmania appartiene ad un genere che include oltre 200 specie di piante erbacee, perenni, sempreverdi, generalmente epifite.
Hanno la caratteristica di avere foglie lineari, cheformano una rosetta al cui centro una cavità trattiene l’acqua. La fioritura produce fiori tubulosi il cui colore può variare dal bianco al giallo. La sua altezza non supera il metro.
La Guzmania è adatta anche alla coltivazione in appartamento.
Consigli per la coltivazione e la cura della Guzmania
La Guzmania non è difficile da coltivare, occorre però rispettare le sue esigenze, soprattutto avere una innaffiatura corretta (una giusta dose di umidità, senza affogarla) e una buona dose di luce, ma non ai raggi diretti del sole.
Esposizione
Non ama il sole diretto ma va collocata in una zona ben illuminata. L’intensità del colore del fogliame rispecchierà il bisogno di luce (se la luce è troppa il verde schiarisce, se è poca al contrario scurisce)
Temperatura
La temperatura ideale oscilla tra i 15-20°C, quindi la temperatura degli appartamenti va bene. Accetta temperature più alte, ma temperature più basse non sono tollerate.
La Guzmania richiede circolazione d’aria ma non tollera le correnti.
Annaffiature
il terreno va mantenuto costantemente umido ma occorre fare attenzione a non lasciare ristagni idrici nel sottovaso che possono far marcire le radici.
Sono piante che vivono nelle foreste, con poche radici, prendono acqua dalle piogge e lo accumulano tra le foglie. Per cui l’incavo centrale va tenuto sempre colmo di acqua che non deve però essere calcarea. Due volte al mese l’acqua va cambiata per evitare putrefazione.
Una buona idea può essere anche quella di tenere la sopra un sottovaso con acqua e con ghiaino che consente di mantenere un ambiente umido attorno alla pianta senza che le radici si inzuppuno.
Gradisce nebulizzazioni costanti.
Terreno
La Guzmania va rinvasata solo quando il suo vaso non è sufficiente per contenere le radici.
Il terreno ideale è composto con torba, sabbia grossolana e corteccia, leggermente acido. Il terreno ideale è simile a quello per le orchidee.
E’ fondamentale evitare i ristagni idrici.
Concime
La Guzmania va concimata due volte al mese a partire dalla primavera fino a fine estate con un concime che contenga azoto, fosforo, potassio, magnesio, ferro, manganese, rame, zinco, boro, molibdeno.
guzmania
Fioritura
L’eleganza della Guzmania raggiunge il suo apice quando emette lo stelo fiorale.
La Guzmania fiorisce durante l’estate, i fiori non durano molto, ma le bratee, che sono l’attrattiva maggiore, che si formano in concomitanza con la fioritura sono persistenti e molto decorative, con colorazioni molto accese che vanno dal giallo, al rosso passando dal arancio e dal fucsia.
Quando si parla di fiore, infatti, occorre fare distinzione tra il fiore “vero” e la brattea (ovvero foglie trasformate che hanno funzionalità di attirare insetti impollinatori e/o proteggere il vero fiore).
Il fiore è bianco oppure giallo, e ha una vita breve, le brattee durano anche due mesi.
Tenete presente che una volta fiorita, la pianta intera andrà incontro a deperimento. Ma solitamente troverete numerosi “figli” (polloni) alla base che potete prelevare per crare nuove piante, che necessitano di qualche anno (3 o 4) a rifiorire.
Potatura
La Guzmania non va potata, ci si limita ad eliminare le foglie danneggiate.
Calathea
Non perdere l'occasione
La Calatea esige un’atmosfera piuttosto umida e calore intenso (non inferiore a 18 gradi) due condizioni difficilmente realizzabili contemporaneamente in una normale abitazione.
La temperatura ideale deve aggirarsi sui 18-21 °C. Teme anche le correnti d’aria.
Non è quindi facile far crescere e fiorire una pianta tropicale come questa, preparatevi quindi alla sfida, seguendo i consigli riportati in questo articolo.Una stanza ideale dove riporre il vaso può essere il bagno, ma non solo.
Il vaso va sistemato in zona luminosa ma dove non arrivano i raggi del sole.
La Calathea ama la luce diffusa, filtrata da tende. La luce diretta può causare, invece, disseccamento del margine fogliare.
Può anche stare all’ombra, ma le foglie perdono di brillantezza nei colori.
Il terriccio deve essere sempre fresco e umido ma non inzuppato.
Inoltre la Calathea ama spruzzature regolari con lo spruzzino per le piante, le foglie vanno irrorate spesso (in estate anche ogni giorno), meglio dal basso verso l’alto per rinfrescare anche la parte inferiore e farla sentire come se fosse in un sottobosco.
In estate è bene annaffiare ogni 3 giorni circa, d’ inverno ogni 2 settimane.
In estate poiché richiede molta umidità, un’altra idea usata da molti, è quella di usare un sottovaso riempito con uno strato di argilla espansa da mantenere costantemente umida. In questo modo tutta la pianta potrà beneficiare dell’umidità che si viene a creare e le radici non essendo a contatto diretto con l’acqua non soffriranno di ristagni idrici.Fioritura
Presenta dei fiorellini molto delicati se cresciuta nel suo habitat naturale, alle nostre latitudini difficilmente presenta fioriture. I fiori sono insignificanti e non hanno alcun valore decorativo.
In estate usate un concime liquido per piante verdi assieme all’ acqua di annaffiatura ogni 15 giorni.
Potatura
Non necessaria, vanno solo eliminate le foglie secche che vanno tagliate alla base, dove spunta la pianta dal terreno.
Abbiate cura che l’attrezzo che usate per il taglio sia pulito e disinfettato per evitare di infettare i tessuti.
Problemi Comuni
Se le foglie si seccano ai bordi e diventano marroni vuol dire che c’è un’atmosfera troppo secca.
E’ opportuno intervenire con spruzzature di acqua sul fogliame oppure sistemando la pianta su un sottovaso con della ghiaia umida.
Se le foglie si accartocciano, vuole dire che la luce è troppa e da fastidio. Meglio spostare la pianta in un luogo più ombreggiato.
Pachira acquatica
Subito disponibili
La pachira acquatica è una bella pianta d’appartamento della famiglia delle Bombacacee (la stessa del baobab) originaria del Messico e del nord del Brasile. Nelle zone di origine si sviluppa in piena terra e raggiunge le dimensioni di un albero: può raggiungere anche 20 metri di altezza. Le foglie sono di colore verde intenso della lunghezza di circa 30 cm. In appartamento in vaso, la pianta raggiunge l’altezza massima di 2 metri. Le piante vendute dai vivaisti sono particolarmente decorative grazie a una pratica messa in atto artificialmente: i fusti, facilmente plasmabili, man mano che crescono vengono intrecciati fra di loro e così rimangono.
Temperatura
Quella ideale per la coltivazione della pachira è compresa fra i 18 e i 20°C: così in autunno inverno devono essere tenute in casa, in piena luce, mentre in estate, quando le temperature si sono stabilizzate, dovrebbero essere trasferite all’aperto, in una posizione riparata dal sole che può causare l’ustione delle foglie.
Irrigazione della pachira acquatica
Durante la primavera e l’estate annaffiare abbondantemente, meglio se con acqua non calcarea, facendo in modo che il terriccio rimanga sempre umido ma non fradicio. Attenzione a non lasciare acqua nel sottovaso. È consigliabile appoggiare la pianta sopra a un sottovaso (un po’ più grande della circonferenza del vaso) pieno di argilla espansa da mantenere costantemente umida: questo sistema garantisce un maggior grado di umidità dovuto all’evaporazione dal sottovaso. Durante l’inverno annaffiare con più moderazione mantenendo il terriccio leggermente umido. Tenere la pianta lontana dalle correnti d’aria e dalle fonti di aria calda (per esempio il riscaldamento).
Malattie
Le piante possono subire attacchi di ragnetto rosso, un acaro che colpisce molte piante d’appartamento. Osservando attentamente si notano delle sottili ragnatele soprattutto nella pagina inferiore delle foglie. In questo caso le foglie presentano piccoli punti decolorati su tutta la superficie. Per combattere questo acaro in modo naturale aumentare la frequenza delle nebulizzazioni alla chioma (la mancanza di umidità favorisce la loro prolificazione) ed eventualmente, solo nel caso di infestazioni gravi, usare un insetticida specifico.
Rinvaso della pachira acquatica
Le giovani piante vanno rinvasate ogni due anni utilizzando una miscela costituita da tre parti di terriccio universale, due parti di torba e una parte di sabbia di fiume. Quando la pianta avrà raggiunto l’altezza di 1,5 m e un vaso di circa 30-35 cm di diametro e i rinvasi saranno più difficoltosi, aggiungere tutti gli anni nuovo terriccio dopo avere rimosso lo strato superficiale (non più di 2,5 cm) facendo attenzione a non rovinare le radici esterne. Al momento del rinvaso, stendere sul fondo del vaso, dopo avere chiuso il foro di drenaggio con un coccio, uno strato di almeno 5 cm di argilla espansa.
Fusto a intreccio:
La Pachira è attraente oltre che per il suo fogliame anche per il suo fusto intrecciato. In natura non esistono fusti intrecciati: si tratta del paziente lavoro dei vivaisti che attorcigliano 3- 5 piante in giovane età, quando il fusto è ancora erbaceo e molto tenero. Con molta pazienza e con una certa abilità è possibile ottenere il fusto intrecciato della Pachira anche in casa. Bisogna partire da quattro o più giovani piante (di altezza di 50-70 cm) ottenute da talea oppure acquistate ancora piccole da vivaisti specializzati.
Kenzia
Unici e originali
Per la pianta da appartamento l’altezza massima raggiungibile è di circa 3 metri con un ritmo di crescita davvero molto lento. Le specie più note sono Howea forsteriana e Howea belmoreana.
La cura della kentia in appartamento richiede alcune semplici accortezze per garantire la sua crescita. Questa palma richiede un posto in casa che non sia esposto al sole in modo diretto. Per questo motivo preferisce gli ambienti interni rispetto ad un’esposizione esterna.
La luce solare diretta rappresenta un elemento di grande disturbo per questa pianta. Occorre quindi fare particolare attenzione durante il periodo estivo. Per il terreno è preferibile utilizzarne un tipo torboso e sabbioso che sia simile a quello dei territori di provenienza. Nel nostro Paese, quindi, è possibile coltivarla solo in vaso per assicurare il giusto substrato terroso.
Kenzia annaffiatura
La kentia richiede abbondanti innaffiature per cui è necessario garantirle un apporto di acqua regolare. Per buona norma si consiglia di non esagerare con la quantità e soprattutto di evitare i ristagni idrici. In particolare, è bene non bagnare steli e foglie poiché potrebbero facilmente marcire.
Potrebbero rendersi utili anche delle vaporizzazioni sulla chioma al fine di mantenere il livello di umidità abbastanza elevato.
Dracena marginata
Non perdere l'occasione
Pianta d’appartamento molto comune, facile da curare, con poche esigenze, che si datta bene alla poca luce delle stanze e alla loro aria secca.
Le foglie vecchie in fondo periodicamente seccano, lasciando un ciuffio in cima a steli sottili, talvolta contorni che sono molto decorativi.
Il nome scientifico è Dracaena reflexa var. angustifolia. Pianta molto utile non solo per abbellire i nostri spazi interni, ma anche per la nostra salute poiché contribuisce a tenere pulita l’aria delle stanze.
Classificazione botanica
Fa parte della specie di Dracaena della famiglia delle Asparagaceae (secondo la nuova classificazione)
Pianta Originaria del Madagascar.
La Dracaena Marginata, nome comune che si trova ancora in giro anche nei vivai specializzata, è oramai comunemente considerata un sinonimo della Dracaena reflexa var. angustifolia, quindi è considerata una varietà di Dracaena reflexa specie originaria dell’Oceano Indiano (tra Madagascar, Mauritios e India).
Caratteristiche generali
E’ provvista di fusti sottili e slanciati che portano dei ciuffi di foglie molto sottili.
Ha foglie strette (larghe tra i 1 e i 3 cm) e lunghe (tra i 30 e i 60 cm) che terminano in una punta (lanceolate).
Consigli per la coltivazione e la Cura della Dracena Marginata
Per mantenere bello il fogliame, passare un panno leggermente umido sulle foglie. Evitate i lucidanti in spray che possono danneggiare le foglie.
Coltivazione in Vaso
Usare un vaso di dimensioni adeguata.
Il rinvaso della pianta di dracena marginata è da effettuare ogni due o tre anni, possibilmente in primavera, avendo cura di non aumentare di molto la misura del vaso per non alterare le giuste proporzioni tra l’apparato aereo e quello radicale e rinnovare un po’ il terriccio superficiale.
Abbiate cura di mettere uno strato di cocchi, o argilla espansa in fondo al vaso per favorire il drenaggio.
Annaffiatura
Dare acqua solo dopo che il terriccio si è asciugato. Gradisce vaporizzazioni della chioma, soprattutto in estate.
Non gradisce i ristagni d’acqua che possono provocare marciume delle radici.
Luce
Gradisce molta luce, ma non i raggi diretti del sole. L’ideale sarebbe vicino ad una finestra filtrata da una tenda.
Temperatura
Vanno bene le temperature da appartamento tra i 16°C e i 24°C.
Sono consigliabili temperature minime di 16 °C, è importante non posizionare la pianta vicino a termosifoni per l’eccessivo calore e la ridotta umidità dell’aria, o in vicinanza di zone soggette a correnti di aria fredda.
Evitate di scendere sotto i 10°C
Terriccio
Va bene quello universale, meglio se un po’ acido con l’aggiunta di sabbia, pietra pomice o altro materiale drenante per favorire il deflusso di acqua.
Concimazione
Una concimazione mensile equilibrata è sufficente ad assicurare alle piante il giusto nutrimento e mantenere il fogliame sano
Potatura
Le piante non necessitano di potature.
Se vuoi però controllarne l’altezza, oppure vuoi ottenere un esemplare più ramificato puoi cimare lo stelo. Mi raccomando taglia lo stelo con forbici disinfettate, magari sul fornello per evitare contagi, e successivamente metti del mastice sul taglio per facilitare la cicatrizzazione.
Di solito entro un paio di mesi, la pianta emette dei nuovi getti e così otterrai un esemplare più pieno e ramificato.
Le foglie che man mano seccano vanno eliminate.
Dieffenbachia
Subito disponibili
Le foglie, portate da lunghi piccioli carnosi semicilidrici, sono ovali, molto grandi, solcate da nervature ben evidenti. Il colore, a seconda delle specie o cultivar, varia dal verde chiaro al verde cupo, sempre interrotto da macchiettature e screziature in bianco, crema o giallo e in toni contrastanti che danno alla pianta un aspetto marmorizzato.
Fra le piante da appartamento più decorative si annovera senz’altro la Dieffenbachia per le sue belle foglie lucide marmorizzate.
La specie ornamentale più diffusa è la Dieffenbachia pictia, sinonimo di Dieffenbachia seguine o Dieffenbachia maculata.
Luce
Contrariamente a quanto si pensa la Dieffenbachia, come quasi tutte le specie da appartamento, non vuol troppe cure, se non un’esatta posizione, che deve essere luminosa, ma non assolata, lontano da correnti d’aria e fonti di calore.
Necessita di luce diffusa ma non diretta. La sua posizione ideale è davanti a una finestra protetta.
La pianta si sviluppa verso la luce, consigliamo quindi di ruotarla periodicamente (all’incirca una volta al mese).
Acqua
Le annaffiature non devono essere eccessive perchè i tessuti carnosi della pianta trattengono molta umidità: basta somministrare mezzo litro d’acqua (per esemplari di una certa mole), una volta alla settimana, facendo attenzione che il liquido eccedente che fuoriesce dal vaso non ristagni nel sottovaso.
In inverno è sufficiente annaffiarla una sola volta ogni 2/3 settimane con acqua a temperatura ambiente.
Giovano invece molto le irrorazioni al fogliame, da ripetere ogni due giorni, mentre una volta alla settimana si dovrà irrorare con acqua e stimolante ormonico nella dose di 5 gocce per litro d’acqua.
Terriccio
Usare un buon terriccio a base di foglie leggermente acido. Molto importante aggiungere materiale drenante, come pomice.
Temperatura
Questa pianta ha bisogno di una temperatura di almeno 15 °C e tollera temperature fino ai 23-24 °C. Sopporta per un breve periodo l’ aria fredda e umida, perdendo però qualche foglia.
E’ una pianta da interno, per via della sua capacità di adattarsi alle condizioni climatiche che abbiamo nelle nostre case.
Concimazioni
Molto utili anche le concimazioni settimanali con un prodotto solubile e minerale da interrompere però da novembre a marzo per dare modo alla pianta di riposare un pò.
Il concime ideale è quello per piante verdi con alta dose di azoto, rispetto a Potassio e Fosforo.
Yucca
Unici e originali
Le yucche sono piante erbacee succulente provenienti da ambienti caldi e secchi dell’America Settentrionale e Centrale. Appartengono alla famiglia delle Agavaceae e il loro genere comprende non meno di cinquanta specie. Ve ne sono di più o meno rustiche.
Caratteristiche della yucca
Le varie specie possono avere portamenti e forme molto diverse le une dalle altre: andiamo dai piccoli arbusti fino ad alberi di medie dimensioni. In linea generale possiamo però dire che sono caratterizzate da fogliame persistente e rigido, con bordo liscio, recante quasi sempre una spina sulla punta. L’altezza a maturità può andare da circa 60 cm fino a più di 10 metri.
Esposizione: le yucca si coltivano in luogo luminoso, possibilmente lontano da fonti dirette di calore e dalla luce diretta del sole; in genere si adattano senza problemi anche in condizioni di coltivazione non ideali. Sebbene vengano coltivate prevalentemente in appartamento, alcune specie sopportano senza problemi il gelo, quindi possono trovare posto in giardino. Prediligono temperature abbastanza fresche, quindi in estate è consigliabile posizionarle in luogo semiobreggiato, e ben areato; durante i mesi invernali ricordiamo ri vaporizzare frequentemente la chioma con acqua demineralizzata.
Annaffiature: durante la stagione vegetativa la Yucca, da marzo ad ottobre, annaffiare abbondantemente, attendendo sempre che il terreno asciughi bene tra un'annaffiatura e l'altra. Quando le temperature scendono diradare le annaffiature; in inverno si annaffia sporadicamente. Nel periodo vegetativo fornire del concime specifico per piante verdi, ogni 15-20 giorni, mescolato all'acqua delle annaffiature.
Riproduzione
Terreno: coltivare in terriccio universale bilanciato; per migliorare il drenaggio aggiungiamo al terreno una buona quantità di sabbia o di lapillo. In genere queste piante non sviluppano un apparato radicale cospicuo, ricordiamo comunque di rinvasarle ogni 3-4 anni.
Coltivazione yucca:
Molte yucche possono essere coltivate in vaso. Se viviamo in un’area caratterizzata da climi freddi sarà l’unica soluzione nel caso in cui vogliamo crescere esemplari sensibili alle basse temperature.
Pothos pendente
Non perdere l'occasione
Una delle più tipiche piante da appartamento, il nome latino è Scindapsus, o epipremnum, o anche Pothos; comunemente vengono chiamati potos, anche se il nome scientifico pothos ora identifica un'altra specie di piante. Sono piante erbacee rampicanti o prostrate, originarie delle isole del Pacifico.
Queste piante sono decisamente molto facili da coltivare, e sopportano tranquillamente anche condizioni di vita che porterebbero ad un rapido deperimento qualsiasi altra pianta da appartamento: caldo secco, aria priva di umidità, polvere, angoli bui, prolungata siccità; i potos sembrano resistere anche al giardiniere più svagato, che si scorda delle sue piante. Forse questo è uno dei motivi che ha reso i pothos così diffusi, delle piante di grande successo, anche per la bellezza del loro fogliame brillante.
I pothos hanno grandi foglie ovali o cuoriformi, lucide, leggermente cerose, spesse e rigide, che si sviluppano su lunghi rami volubili, da cui spuntano radici aeree che permettono alla pianta di abbarbicarsi su qualsiasi sostegno; tipicamente si coltivano come rampicanti, ponendo nel loro vaso un tutore alto fino a un paio di metri, su cui la pianta si sviluppa; le varietà a foglie piccole spesso si coltivano in paniere appesi, come piante ricadenti. Esistono molte varietà di questa specie, generalmente con fogliame variegato di giallo, di bianco, di bianco rosato.
Il pothos è una delle piante da interni più apprezzate e diffuse: trova molti estimatori in virtù della sua estrema versatilità in diverse condizioni di luce e di clima. Ha per di più una crescita vigorosa e può essere utilizzata in diverse maniere: da rampicante, da decombente o lasciando crescere le sue lunghe liane in orizzontale, legandole a travi o ad elementi dell’arredamento.
Negli ultimi anni il suo gradimento è ulteriormente aumentato per le sue doti di “depuratrice dell’aria”. Alcuni studi hanno infatti appurato che è in grado di assorbire una grande quantità di inquinanti derivanti dal traffico cittadino (come il benzene e il monossido di carbonio) oltre ad alcuni componenti delle vernici, molto comuni nei nostri appartamenti (il toluene e la formaldeide)
Coltivare il Potos
Come riferito prima, queste piante sono veramente di facile coltivazione,e non si arrendono di fronte a nulla: mettetele in un angolino buio, smettete di annaffiarle, dimenticatevele e quando ritroverete il vostro potos sarà ancora vivo e vegeto.
Chiaro che per avere una pianta sana e rigogliosa è sempre bene garantirle le giuste condizioni di coltivazione, sicuramente otterremo una pianta co fogliame più lucido e con colori più vivaci, oltre ad uno sviluppo più rapido e ricco nel corso dei mesi.
Per coltivarlo al meglio poniamolo a dimora in un vaso non eccessivamente grande, con del terriccio universale; evitiamo i vasi eccessivamente grandi, che sembra non siano graditi ai pothos. Per tutto l'arco dell'anno teniamo la pianta in un luogo dove la temperatura non scenda mai al di sotto dei 12-15°C, o ne soffrirà parecchio.
Preferiamo posizioni abbastanza luminose, non colpite dai raggi diretti del sole; sopravvivono anche in luoghi bui, è in ogni caso consigliabile scegliere una zona della casa con un po' di luce filtrata.
Annaffiamo con regolarità, attendendo sempre che il terreno sia perfettamente asciutto prima di annaffiare nuovamente; evitiamo gli eccessi di acqua, poco graditi al potos; piuttosto che eccedere, annaffiamo una volta di meno, queste piante sopportano benissimo la siccità. Ogni 12-15 giorni, da marzo a settembre, aggiungiamo all'acqua delle annaffiature del concime per piante verdi. Se la pianta tende a produrre ramificazioni eccessivamente sottili e poco vitali non esitiamo a potarla, e in caso anche a rinvasarla, cambiando tutta la terra contenuta nel vaso.
Phalaenopsis
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generali
La Phalaenopsis è un’orchidea originaria delle regioni dell’India, dell’Indonesia, dell’Australia e delle Filippine. Essa è caratterizzata dalla presenza di 2/ 6 foglie verdi e grandi, in grado di raggiungere una lunghezza massima di circa 50 centimetri. Le radici sono molto ramificate, grosse e diventano argentate quando la pianta necessita di annaffiature. Le infiorescenze sono formate da sepali più piccoli rispetto ai petali e, la loro parte centrale è costituita da un labello con lobi curvi che tendono verso la parte interna di ogni fiore. Uno tra i tanti consigli per avere cura della Phalaenopsis è quello di tenere sotto controllo le temperature e la luce. Quest’orchidea deve essere sistemata in un ambiente in cui la temperatura si aggira attorno ai 16 °C e i 32 °C circa. Ha bisogno di molta luce ma, essa non deve colpire direttamente la pianta.
Posizione, acqua e umidità
Anche la disposizione è un fattore indispensabile per la cura della Phalaenopsis. Questa pianta deve essere posizionata in un davanzale sito a nord-est o a sud-ovest. Se le foglie tendono a diventare gialle, significa che la pianta è esposta a troppa luce mentre, se le gemme tendono a cadere, significa che l’orchidea ha bisogno di più luce. Anche l’annaffiatura deve seguire una pratica precisa, indispensabile per la cura della Phalaenopsis. In primo luogo occorre utilizzare dell’acqua a bassa acidità, è conveniente utilizzare l’acqua piovana. Annaffiare all’inizio della giornata, posizionando l’acqua all’interno di un contenitore e immergere il vaso dell’orchidea, poi toglierla e annaffiarla almeno sette giorni dopo. È una pianta che adora l’umidità, infatti, può essere messa in serra, in luoghi umidi come il bagno o la cucina.
Terreno e fertilizzazione
Il tipo di terreno è una caratteristica fondamentale per la cura della Phalaenopsis. È conveniente acquistare un terriccio specifico per orchidee, caratterizzato da una conformazione leggera, drenata ma allo stesso tempo in grado di mantenere un certo livello di umidità. Anche la fertilizzazione è un punto fondamentale visto che il terriccio nel quale l’orchidea affonda le sue radici, è povero di sali minerali. Durante la messa a dimora della Phalaenopsis, è conveniente miscelare al terriccio delle scaglie di pino, o simili, in modo tale da aumentarne il drenaggio dell'acqua. Da marzo a ottobre e, almeno due volte al mese, occorre miscelare all’acqua delle annaffiature del fertilizzante specifico per orchidee. In questo modo, l’apporto delle sostanze nutritive permette alla pianta di crescere rigogliosa e in salute.
Dopo la fioritura
Se la cura della Phalaenopsis procede nel migliore dei modi, può accadere che la pianta fiorisca più volte in un anno. A questo proposito, la seconda fioritura è agevolata dal taglio dello stello presente sopra il secondo occhio. La conta deve sempre partire dal basso e bisogna ricordare che le forbici usate per recidere, devono essere ben sterilizzate, in modo tale da non infettare la pianta. Talvolta è possibile osservare lo sviluppo di nuove radici esterne al vaso. Questo è sintomo che l’esemplare si trova bene in quell’ambiente e non bisogna mai cercare di disporre le radici all’interno del vaso perché, esse possono andare incontro a danneggiamenti e rotture. La cura della Phalaenopsis non si completa con il seguire questi semplici accorgimenti, occorre eseguire pratiche di prevenzione verso attacchi di parassiti o l’insorgere di malattie dannose per tutta la sua struttura.
La cura delle orchidee phalaenopsis
Le orchidee phalaenopsis sono le più conosciute e diffuse nelle abitazioni: si fanno apprezzare per la bellezza dei fiori, dall’aspetto esotico, disponibili in un’ampissima gamma di colori.. Il vero punto di forza di queste piante è però la facilità di coltivazione: con pochi accorgimenti riescono a vivere e tornare a fiorire, dando grandi soddisfazioni anche al neofita.
Condizioni ideali di coltivazione
Per garantire un ottimo sviluppo vegetativo e fioriture ripetute e abbondanti è importante cercare di riprodurre un ambiente il più possibile simile a quello di provenienza: foreste pluviali dell’Asia, Oceano Pacifico e Indiano. Necessitano di illuminazione estremamente intensa, ma non diretta, temperature e umidità ambientale elevate e quasi costanti in ogni periodo dell’anno.
Queste condizioni non sono difficili da riprodurre negli appartamenti cittadini, specialmente in camere ben esposte e costantemente riscaldate.
Esposizione
Sono da preferire le stanze dotate di finestre esposte a Sud o ad Est e quindi illuminate per buona parte della giornata. Teniamo presente che la luce diretta, specialmente quella estiva (e concentrata dai vetri) può essere deleteria e comportare la comparsa di scottature sulla lamina fogliare.
È quindi raccomandabile, da maggio in avanti, schermare il sole tramite delle tende leggere di colore chiaro.
Chi dispone di un giardino, una veranda o un terrazzo può decidere di spostare i vasi all’esterno, ombreggiando leggermente con teli appositi (o ponendoli sotto l’ombra di pergolati o alberi a foglia caduca).
Da ottobre in avanti, specie nelle regioni settentrionali, è invece bene evitare ogni tipo di copertura e possiamo esporre le phal anche alla luce diretta (che difficilmente sarà così intensa da danneggiarle).
Temperatura
Le phalaenopsis sono sensibili alle basse temperature, ma di solito non hanno problemi a sopravvivere se, durante il periodo invernale, sono tenute negli ambienti abitati ( o anche in quelli poco riscaldati). Ricordiamoci che i primi danni si possono verificare quando si scende sotto i 10°C, in particolar modo se sono presenti correnti o si sono verificati forti sbalzi termici.
Da marzo a novembre si ha una crescita ottimale mantenendo, durante le ore diurne, temperature da 25 a 28°C. In questo periodo gradiscono particolarmente le escursioni termiche tra giorno e notte: la sera cerchiamo di garantire un ambiente più fresco, intorno ai 18-20°C.
In estate il caldo eccessivo (al di sopra dei 30°C) può essere dannoso: può infatti causare crescita stentata, disidratazione e la comparsa di parassiti (come il ragnetto rosso). Se non possiamo porre rimedio un importante aiuto deriverà dall’aumento dell’umidità intorno alla pianta: vaporizziamone spesso le foglie e bagniamo il terreno circostante.
Umidità ambientale
Come tutte le epifite (cioè che vivono abbarbicate ai rami degli alberi, ricavandone acqua e nutrienti) necessita di una forte umidità ambientale che deve aumentare al crescere delle temperature.
In condizioni normali (da da 20 a 25°C) l’umidità minima deve essere intorno al 60%. Nel caso questa quota non fosse garantita possiamo agire in diverse maniere: in casa usiamo umidificatori elettrici o poniamo nelle vicinanze della pianta dei sottovasi pieni di acqua. Anche creare una zona con molte piante accostate una all’altra può essere utile.
Se abbiamo spostato i vasi all’esterno potremo bagnare più volte al giorno il pavimento o (meglio) scegliere un prato come superficie di appoggio.
Durante i mesi invernali l’azione riscaldante dei termosifoni secca notevolmente l’aria: applichiamoci sempre gli appositi umidificatori di ceramica.
In ogni stagione è sempre opportuno, più volte al giorno, vaporizzare le foglie con acqua demineralizzata o piovana. Facciamo particolare attenzione a non bagnare la zona del colletto, dove i liquidi ristagnano facilmente e possono causare la comparsa di marciumi.
Irrigazione
La quantità e la frequenza di somministrazione dei liquidi sono determinanti per mantenere vitali le nostre orchidee.
Innanzitutto è importante utilizzare solamente acqua demineralizzata (come quella in vendita per i ferri da stiro) o piovana. Le radici sono infatti particolarmente sensibili alla presenza di calcio e sodio: vi si possono formare dei cristalli che, col tempo, arrivano ad impedire completamente le loro attività.
Per regolarsi su quando sia meglio irrigare non c’è niente di meglio che osservare le radici (ideali sono quindi i vasi trasparenti in plastica): attendiamo che diventino completamente argentee. Possiamo poi scegliere se dare acqua versandola dall’alto o per immersione (riempiendo una bacinella d’acqua e ponendoci il vaso per circa 15 minuti). La seconda opzione consente di idratare in maniera profonda sia le radici sia il substrato, senza bagnare la parte aerea: risulta quindi molto pratica, a patto di lasciare poi scolare per bene il contenitore.
Se decidiamo invece di versare il liquido dall’alto prestiamo attenzione a farlo in maniera uniforme e, soprattutto, evitiamo di inumidire il colletto.
Un’ottima alternativa naturale consiste nel porre la pianta all’esterno, nella bella stagione, all’arrivo di un forte temporale: il risultato sarà una phal reidratata e rinfrescata a fondo, oltre che lavata dalla polvere e residui domestici.
Fertilizzante
Essendo il substrato completamente privo di nutrienti, l’impiego di fertilizzanti specifici è fondamentale per garantire il benessere e le future fioriture delle nostre orchidee. Questi prodotti si trovano comunemente in commercio, ma per chi voglia risultati straordinari è bene affidarsi a rivenditori specializzati in questo settore. Una caratteristica da ricercare è la pressoché totale assenza di cloro (molto dannoso). Dalla primavera all’autunno scegliamo una formulazione in cui risulti prevalente l’azoto (per stimolare la crescita vegetativa); da novembre in avanti passiamo invece ad una che dia un maggior apporto di fosforo e soprattutto potassio, per favorire la comparsa di nuovi steli fiorali.
Fioritura
Le phalaenopsis coltivate in maniera ottimale riescono a fiorire due volte all’anno, anche se l’emissione naturale di nuovi steli avviene durante il periodo invernale. Per favorirla, oltre alla corretta concimazione, è importante simulare un periodo di riposo, con conseguente abbassamento di temperature. Basilare è inoltre mantenere una forte differenza tra il giorno e la notte. Ottimi risultati si ottengono tenendo il vaso in un ambiente in cui vi siano circa 16°C diurni e circa 12°C nella notte. Questo trattamento può durare da una settimana a 20 giorni. In seguito riporteremo l’esemplare nelle stanze abitate (a circa 20°C) e dovrebbe partire l’emissione dei nuovi steli.
Potatura e pulizia
Anche tra gli esperti non vi è accordo sull’opportunità di tagliare o preservare gli steli sfioriti. Si tratta in definitiva di una scelta personale: la pianta il più delle volte vi produce nuovi boccioli, ma saranno più piccoli e radi dei precedenti. Partendo invece “da capo” si avranno corolle più abbondanti e vistose.
Nel caso delle foglie abbiano subito dei danni (scottature solari, rosicchiate dalle lumache…) possiamo eliminarle tagliandole alla base con delle forbici pulite e disinfettate. Sulla “ferita” è sempre utile porre un po’ di cannella in polvere, potente agente cicatrizzante.
Microsorum
Unici e originali
La «Felce di Java», nome scientifico Microsorum pteropus, è una pianta d’acquario davvero comunissima, reperibile in quasi tutti i negozi.
Ha un rizoma che corre parallelo al terreno (o lungo gli arredi ai quali è ancorato); da questo originano numerose radici e foglie lanceolate, di colore verde intenso, che possono raggiungere anche i venti centimetri di lunghezza.
Foto di Trotasalmonata
È di facile coltivazione, quindi adatta ai principianti.
Il nome comune «Felce di Java» potrebbe indurre a credere che sia una pianta specifica dell’isola di Giava; in realtà è diffusa in tutte le zone umide del sud-est asiatico, soprattutto in Sri Lanka, Nuova Guinea ed Indonesia.
Il sud-est asiatico
Il clima è tropicale, quindi con temperature elevate quasi tutto l’anno.
La caratteristica peculiare del sud-est asiatico è la stagione delle piogge (giugno-settembre); le abbondanti precipitazioni possono alterare in modo deciso sia le durezze sia il pH dell’acqua.
Questo spiega la sua capacità di adattamento e, quindi, la facilità di coltivazione: perdona infatti molti errori.
Il Microsorum vive aggrappandosi a radici o pietre (comunque a superfici dure) parzialmente sommerse.
Anche se possono essere posizionate nel terreno, i risultati migliori si ottengono fissando la pianta su un legno o una roccia decorativa.
La composizione del fondo non ha pertanto alcuna importanza, anche perché si nutre dalle foglie: le radici le servono per aggrapparsi ad un sostegno.
Che il fondo sia fertile o meno, quindi, le è assolutamente indifferente.
Illuminazione
Viene annoverata tra le piante ombrofile insieme all’Anubias; in realtà preferisce la luce, ma può vivere anche in penombra.
Quando riceve poca luce sviluppa foglie piccole.
Fertilizzazione
È considerata una pianta lenta e poco esigente.
Può crescere anche in acqua fredda e persino in un ambiente leggermente salmastro.
Inoltre, a causa del sapore, non viene mangiata dai pesci erbivori.
Può raggiungere dimensioni notevoli.
Anche se posizionata sul fondo, il rizoma non deve mai essere interrato. Per fissarla nel terreno bisogna usare solo le radici.
Si consiglia di piantarla interrando tutto, poi tirare leggermente la pianta verso l’alto fino ad esporre il rizoma fuori dal fondo.
Resta comunque preferibile il fissaggio su legni e rocce con un filo di cotone, che si decomporrà naturalmente nel tempo impiegato dal Microsorum per attecchire da sola.
Si può anche usare una colla tipo Attak; basta avere l’accortezza di lasciare che asciughi prima di inserire la pianta nell’acquario.
Felce
Non perdere l'occasione
Le felci sono piante prive di fiori, frutti e semi e sono incluse nelle famiglie botaniche delle Briofite e Gimnospermae. Sono piante perenni rustiche ed antiche: oggi vengono coltivate a scopo ornamentale come piante da interni per la bellezza del loro fogliame sempreverde che può variare per forma e dimensioni a seconda della specie.
Le felci sono tra le piante più antiche del pianeta. Pensate che sono piante preistoriche, tra le prime ad adattarsi alla vita di terraferma. Riconoscerle è facilissimo. Le loro foglie sono dette fronde e quelle più giovani si presentano arrotolate con una forma caratteristica, detta bastone pastorale.
Specie di felci
Moltissime sono le specie raggruppate sotto il termine generico di felci: diverse migliaia, tra cui esistono pianticelle alte pochi centimetri e imponenti felci arboree (provenienti dall’Australia) che sono veri e propri alberi alti anche 25 metri.
Esistono specie spontanee (presenti anche in Italia) e specie di origine esotica, coltivate come piante da appartamento.
Caratteristica principale della felce: la riproduzione
La particolarità delle felci consiste nel fatto che, pur essendo ben formate in tutte le loro parti (radici, fusti, foglie, vasi, midollo) non posseggono gli organi di riproduzione. Le felci non sono dotate di semi, ma si diffondono nell’ambiente mediante spore.
Per riprodursi, la felce produce delle spore che si trovano all’interno di sporangi ossia di capsule (che si trovano al di sotto delle foglie come piccoli ammassi disposti lungo le venature). Gli sporangi sono a loro volta raggruppate in sori.
Quando la spora cade nel terreno trasportata dal vento, germina e da’ vita ad una pianta del tutto indipendente produttrice di gameti.
Esistono molte varietà di felci adatte alla coltivazione nei nostri giardini. Anche se generalmente prediligono gli ambienti caldi, alcune specie crescono spontaneamente nei sottoboschi ombrosi e umidi: queste specie di felci hanno bisogno soprattutto di acqua e sarà dunque importante mantenere il terreno sempre inumidito, evitando però ristagni.
D’estate, bisognerà anche provvedere a vaporizzare la chioma della felce, per mantenere il giusto livello di umidità.
Felci in appartamento
La pianta della felce trova il suo ambiente ideale in appartamento ma richiede un po’ di attenzione nella cura perché il fogliame tende ad ingiallire ed a cadere.
La pianta di felce in appartamento deve essere:
riparata dalla luce diretta del sole,
posizionata lontano dai termosifoni,
annaffiata con regolarità,
vaporizzata sulla chioma durante il periodo caldo o se i termosifoni dovessero seccare l’aria.
Il caratteristico arricciamento di questa pianta.Consigli per la cura delle felciEsposizione, temperatura
Le felci in casa necessitano di luce soffusa e naturale e non devono essere esposte ai raggi diretti del sole, vanno tenute lontano dai caloriferi o dei camini, temono l’aria secca e le correnti d’aria. La temperatura dell’ambiente in cui vengono coltivate dovrebbe essere tra i 15 ed i 18° C. una volta alla settimana è opportuno ruotarle di mezzo giro, per consentire uno sviluppo armonico della chioma.
Umidità del terreno
Il terreno per far crescere bene una felce deve essere umido, leggermente acido composto da una parte di terriccio universale, una parte di sabbia e due parti di torba.
Quanto annaffiare la pianta
Le felci richiedono frequenti annaffiature:
in estate vanno bagnate a giorni alterni,
in inverno 2 volte a settimana
Le felci necessitano di un alto grado di umidità e pertanto il vaso che le contiene deve essere collocato su uno strato di ciottoli bagnati ma non a contatto diretto con l’acqua. In estate sono utili anche le nebulizzazioni della chioma con acqua a temperatura ambiente non calcarea o quantomeno fatta decantare per alcune ore.
Per le annaffiature è opportuno utilizzare acqua priva di calcare. Le annaffiature devono essere effettuate in modo che il terriccio appaia sempre fresco ma non troppo inzuppato d’acqua.
Attenzione: non lasciare costantemente un piatto con acqua sotto i vasi delle felci perché le radici corrono il rischio di asfissiare. Per evitare il ristagno d’acqua si consiglia di utilizzare argilla espansa o ciottolini sotto il vaso.
Concimazione
Ogni settimana è necessario irrorare le fronde con acqua e 5 gocce di stimolante ormonico.
La concimazione della felce deve essere mensile ogni mese da primavera ad autunno con fertilizzanti ricchi di azoto solubili e ben diluiti.
Il concime specifico per piante verdi va diluito nell’acqua delle annaffiature. In alternativa, ad inizio primavera spargere sul terreno, intorno alle felci, del concime granulare a lento rilascio.
Rinvaso e potatura delle felci
Il rinvaso si effettua ogni qualvolta le radici escono dai fori di drenaggio dell’acqua di scolo. Nel mese di marzo si cambia il vaso e si rinnova il terriccio facendo attenzione a non rompere il pane di terra che avvolge le radici. Nell’effettuare il rinvaso, la corona della pianta deve essere posizionata a livello del terriccio.
Tutte le specie di felci non necessitano di interventi di potatura ma vanno ripulite solo dalle foglie secche o danneggiate per evitare che marcendo possano essere veicolo di malattie fungine.
Edera
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E’ la pianta rampicante per eccellenza; è comune su facciate e muri, ma si trova anche in piccoli vasi interni.
Esistono numerose varietà a foglia verde, con variegature bianche, color crema e nei toni gialli.
Tutte sono resistenti e molto facili da coltivare. Così come tutte le piante rampicanti, le edere regalano molteplici possibilità: è possibile rivestire pareti, o addirittura intere abitazioni, è possibile rivestire gazebo, strutture, pergoli, tronchi degli alberi, con l’edera è possibile mascherare le zone antiestetiche del vostro giardino.
L’edera è capace di trasformare una semplice divisoria in una divisoria rigogliosa e di fortissimo impatto scenografico.
Con l’edera è possibile creare degli alberelli in vaso avvolgendo l’edera attorno a dei sostegni posti al centro del vaso stesso fino a formare un alberello alla cui struttura si arrampicherà l’edera.
L’edera può anche fungere da tappeto verde, è infatti perfetta per coprire le zone spoglie ad esempio attorno agli alberi. Si può anche utilizzare per rivestire e coprire i bordi di un vialetto, o per accompagnare le rampe di scalinate.
L’edera appartiene alla Famiglia delle apiaceae ed al genere Hedera , si tratta di una pianta sempreverde, rampicante e molto rustica
Caratteristiche generali
L’edera ha un fusto dal quale partono diverse radici aeree capaci di aderire alle diverse superfici consentendo quindi alla pianta di sopravvivere nei luoghi più diversi.
L’edera cresce spontaneamente nei luoghi più disparati: sulle rocce, sui muretti, nelle facciate delle case, nei tronchi, sul terreno, etc. La rusticità di questa pianta la rende adatta a sopravvivere in climi e condizioni diversi.
Annaffiatura
Il substrato va mantenuto umido durante l’ estate e la primavera. In inverno la terra va lasciata asciugare tra un’ annaffiatura e l’ altra. E’ opportuno vaporizzare spesso le foglie per garantire un ambiente umido alla pianta.
Il fogliame va lavato una volta al mese avendo cura di proteggere la terra del contenitore per non inzupparla.
Rinvaso
L’edera va rinvasa ogni due anni durante i mesi primaverili .Il nuovo contenitore deve essere leggermente più grande rispetto al vecchio.
Il terreno ideale deve essere fertile e ben drenato per questo deve essere mescolato con sabbia grossolana. Quando non si rinvasa si devono comunque sostituire i primi 5 cm di terreno con terriccio fresco.
Concimazione
In primavera e in estate l’edera va concimata con un fertilizzante liquido ogni due settimane a partire dalla primavera e per tutta la durata dell’estate sospendendo le concimazioni durante i mesi autunnali ed invernali. Il fertilizzante va diluito nell’acqua dell’irrigazione.
Il concime ideale per l’edera deve possedere azoto, fosforo, potassio, ferro, manganese , rame, zinco, boro e molibdeno.
Moltiplicazione
La moltiplicazione dell’edera può essere fatta per talea o per margotta.
Nella moltiplicazione per talea di fusti con radici a terra, da farsi nei mesi estivi, si procede prelevando dai rami fiorireri delle talee con una lunghezza pari a 10 cm
Il taglio va fatto obliquamente con una lama affilata e disinfettata. Si elimina il fogliame più in basso si sistema la talea in un terriccio composto da torba e sabbia.
Si ricopre il contenitore con un foglio di plastica trasparente e si colloca in un luogo con poca illuminazione ad una temperatura che si aggira sui 15-18°C.
Quotidianamente si leva la plastica, si leva la condensa e si controlla l’umidità del terreno
Dopo circa 2/3 settimane compaiono i primi germogli a dimostrazione che le talee hanno radicato. Allora di leva la plastica e si colloca il vaso in una location più luminosa fino a che le talee abbastanza grandi per essere trapiantate nel contenitore definitivo dove saranno trattate come piante adulte.
Radicazione di talea di edera in acqua
E’ possibile anche radicare in acqua la talea. Il prelievo delle stesse è il medesimo ma poi le talee vanno collocate in un contenitore con acqua fino alla radicazione. A quel punto la talea va rinvasata in un piccolo vaso.
Potatura
Il taglio dei rami terminali dà alla pianta un assetto più ordinato.
L’edera, essendo una pianta a crescita rapida richiede di essere potata, lo si può fare in qualsiasi periodo dell’anno ma onde evitare la perdita dei fiori è opportuno farlo a fine inverno o all’inizio della primavera sia per contenerne la crescita che per darle una forma più armonioso in quanto tende a crescere in modo disordinato.
Per le piante che si trovano all’esterno la potatura va fatta durante i mesi febbraio-marzo ed in estate contenere la crescita.
Sanseveria
Unici e originali
La sanseveria è una pianta resistente, molto apprezzata anche da chi non ha il pollice verde, per le sue capacità di purificare l’aria degli interni. Impariamo a prendercene cura per ottenere buoni risultati.
La sanseveria è una pianta da appartamento del tipo sempreverde. Ha origini asiatiche ma la troviamo anche nell’Africa meridionale e occidentale. Da noi è conosciuta anche col nome di “lingua di suocera” nella sua varietà più diffusa, ovvero la trifasciata.
Le foglie sono molto lunghe e carnose, di un bel verde scuro con venature argento e verde chiaro. Se ne distinguono due diverse categorie, quelle con portamento eretto e quelle a rosetta.
Le prime tendono a crescere velocemente, raggiungendo anche i 150 cm, quelle a rosetta sono più piccine e crescono molto lentamente.
I fiori sono in genere di colore bianco tendente al verde e compaiono in estate, ma molto dipende anche dal clima in cui vivono. Si sviluppano lungo delle spighe di colore bianco e producono un profumo davvero piacevole.
La sanseveria appartiene alla famiglia delle Liliaceae. Si contano almeno 60 specie che differiscono tra loro per le dimensioni e i colori dei fiori. Scopriamone alcune più conosciute.
La sanseveria trifasciata è quella sicuramente più diffusa nei nostri appartamenti.
Quale terriccio
Partiamo proprio dalla scelta del terriccio che deve essere molto leggero. Unitelo alla sabbia e aggiungete anche uno strato di argilla per favorire il drenaggio, oppure dei pezzi di coccio.
Esposizione e irrigazione
La sanseveria ama molto il caldo e la luce del sole (ma non diretta), mentre teme il freddo e il gelo.
Potatura
Questa pianta non necessita di potatura, ma la pulizia delle foglie è necessaria. Vanno eliminate quelle secche e le parti malate, evitando così la diffusione di funghi.
Facile da curare e utile per purificare l’aria degli interni, la Sanseveria è una delle piante da appartamento più apprezzate.Malattie e parassiti della Sanseveria
Come anticipato, stiamo parlando di una pianta molto resistente quindi è davvero difficile che si ammali.
Tuttavia l’eccesso di annaffiature potrebbe causare il marciume delle radici. Un primo segnale di questo è la comparsa delle foglie molli.
Un altro pericolo per la sanseveria è dato dall’invasione delle cocciniglie, spesso causate proprio dalla stessa umidità.
Dracena massangeana
Non perdere l'occasione
Una dracena massangeana vi aiuterà a tenere pulita l’aria in casa o in ufficio. Esistono infatti piante che purificano l’aria con le loro funzioni vitali e la dracena massangeana è tra le ‘migliori’ di questo gruppo. Se avete la cattiva abitudine di fumare in casa, o volete tenere sotto controllo la qualità dell’aria in un ufficio dove sono presenti molte stampanti, questa è la pianta che fa per voi.
Forse è per questo motivo che la dracena massangeana è più conosciuta come tronchetto della felicità, o pianta della felicità, alias dracena fragrans. L’aggettivo fragrans dipende dal fatto che questa pianta sviluppa dei fiori molto profumati, che tuttavia sono piuttosto rari negli esemplari coltivati in vaso. Se avrete la fortuna di vedere I fiori profumati sulla vostra dracena massangeana vorrà dire che siete fortunati.
Coltivazione e cure
Questa pianta è originaria dell’Africa e dell’Asia tropicali; in natura può raggiungere i 6 metri d’altezza, ma in vaso non supera il metro e mezzo. Tenete presente che si acquista sempre con il tronco già formato e che se diventa troppo alta tende ad avere un aspetto meno rigoglioso; se questo accade è bene intervenire con una talea di fusto.
Come terreno va bene quello universale con l’aggiunta di un po’ di torba e un buon drenaggio. Per quanto riguarda l’esposizione, la dracena massangeana chiede un ambiente molto luminoso ma mai l’esposizione diretta ai raggi del sole. In estate la temperature non dovrebbe mai superare il 27°C, e non scendere sotto I 13°C in inverno. Dove gli inverno sono miti, la pianta può essere coltivata anche all’esterno: sul balcone o sul terrazzo, purifica l’aria dallo smog.
Le innaffiature devono essere frequenti in estate e limitate a una alla settimana in inverno, avendo cura che l’aria attorno non sia mai troppo secca. L’acqua non deve mai ristagnare nel sottovaso e sono raccomandate nebulizzazioni bisettimanali di acqua sulle foglie, che devono essere tenute pulite passandoci sopra un panno umido. Il fertilizzante va dato in estate, aggiungendolo all’acqua una volta ogni due settimane.
Dracena massangeana: rinvaso e riproduzione
Se la radici arrivano ad occupare tutto il vaso vuol dire che è arrivato il momento di rinvasare la pianta in un contenitore più grande. Questa è un’operazione che in genere si fa ogni 2-3 anni, preferibilmente nel mese di marzo.
Per quanto riguarda la riproduzione, essa si rende necessaria quando I germogli laterali del tronchetto arrivano a essere troppo lunghi. A quel punto si pratica una talea di fusto tagliando il fusto stesso, anche in più sezioni, e ponendo la pianta a radicare in acqua o in terriccio fertile dopo aver eliminato le foglie alla base. Una volta spuntate le radici, si rinvasa in terriccio naturale e torba.
Bonsai di ficus ginseng
I più venduti
Il ficus ginseng bonsai è una di quelle piante che fanno parte della famiglia delle Moracee.
Si tratta di un bonsai davvero molto bello anche da vedere, che si caratterizza per avere un tronco particolarmente grosso e sinuoso, ma denota anche una corteccia particolarmente chiara.
Il ficus ginseng bonsai si caratterizza per avere delle foglie particolarmente semplici e lineari. Tra le altre principali caratteristiche del ficus ginseng bonsai troviamo, senza ombra di dubbio, il fatto che la base del tronco all'interno degli esemplari anziani presenta al suo interno un elevato quantitativo di radici contorte.
Per quanto riguarda le altre radici, possiamo certamente sottolineare come tendano a svilupparsi a partire dai rami e giungono fino sul terreno, in maniera tale da realizzare un effetto suggestivo che, il più delle volte, lascia tutti gli appassionati di botanica davvero senza parola.
Bonsai ficus ginseng
La pianta del ficus ginseng bonsai si caratterizza per appartenere alla categoria delle perenni, mentre per quanto riguarda il periodo di fioritura è importante sottolineare come le infiorescenze tendano ad avere una funzione poco ornamentale e, per tale ragione, è davvero molto difficile vederle all'interno della coltivazione di una pianta bonsai come il ficus ginseng.
Il ficus ginseng bonsai proviene da tutte quelle zone che appartengono alla fascia tropicale e subtropicale e si sviluppa alla perfezione in tutti quei luoghi caratterizzati da un clima tropicale. Per quanto riguarda l'uso che se ne può fare, certamente nella maggior parte dei casi viene impiegato come una vera e propria pianta da appartamento che, nel corso della stagione estiva e a volta anche durante quella primaverile, può essere esposta anche in ambienti esterni.
Esposizione
La pianta di ficus ginseng si deve mantenere in casa nel corso del periodo autunnale e anche durante la stagione invernale. Con l'arrivo di temperature più alte, quindi, con il giungere della primavera, nel caso in cui ci fosse la possibilità, il consiglio è quello di collocare la pianta di ficus ginseng in un ambiente esterno, che si dovrebbe caratterizzare per un'esposizione alla mezz'ombra.
Infatti, nel caso in cui venga collocato alla luce del sole diretta, la conseguenza è che venga stimolata in maniera eccessiva la crescita.
E' fondamentale, inoltre, evitare che il vaso diventi troppo caldo, dal momento che il surriscaldamento può rappresentare un vero e proprio pericolo per l'intero apparato radicale.
Per quanto riguarda le temperature a cui deve essere sottoposto il ficus ginseng bonsai, il consiglio, dal momento che è in grado di sopportare molto bene le alte temperature e il caldo, è quello di non arrivare mai sotto i 10 gradi centigradi ed evitare che la pianta possa essere sottoposta a degli sbalzi di temperatura o a correnti d'aria fredda.
Coltivazione
Per quanto riguarda la coltivazione della pianta di ficus ginseng bonsai, si parte dal substrato: in tutte queste occasioni, il suggerimento è quello di sfruttare del terriccio per bonsai, ma in alternativa il consiglio è quello di impiegare anche un mix di terriccio universale e sabiba, in maniera tale da rendere migliore il drenaggio.
Per quanto concerne l'irrigazione, è necessario conservare il substrato leggermente umido nel corso della stagione primaverile e di quella estiva, ma comunque ci si dovrà comportare in conseguenza anche della tipologia di clima in cui si coltiva questa pianta.
Nel momento in cui il clima è troppo secco, allora la pianta ha ovviamente maggior bisogno di ricevere acqua, mentre quando il clima è eccessivamente umido, allora il fabbisogno idrico è ridotto ai minimi.
Per poter incrementare l'umidità dell'ambiente, il consiglio è quello di collocare il ficus ginseng bonsai su un vassoio, al cui interno è stata posta dell'argilla espansa, conservandola sempre con una copertura di un leggero strato di acqua.
Per effettuare la concimazione, il suggerimento è quello di impiegare un substrato già ricco di elevata quantità di sostanza organica.
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